martedì 14 aprile 2015

SI PARLA DI... Da Pisacane a Lega, 300 vite in vetrina


L'articolo pubblicato sul Roma del 15 febbraio 2012, a firma di Mirko Locatelli, sulla storia della Galzerano Editore


Quant’è bizzarro e giudizioso il caso, certe volte. Tanti anni fa, quando lo conobbi, aveva la gaiezza dei disperati, che li porta a occultare la profondità e a tenere tutto in superficie. Poi, anno dopo anno, ha realizzato il suo sogno e si è affermato. Ma è rimasto lo stesso. Ha gli stessi modi di sempre. Precisione razionale, determinazione, coraggio e spirito di amicizia costituiscono gli elementi di un’emulsione che lo rendono quanto mai simpatico. Il personaggio che vi sto presentando vive a Casalvelino Scalo (frazione di Castelnuovo Cilento) con la moglie Caterina, i due figli Carmen e Alessandro e tre tonnellate di libri, di carte e giornali. Giuseppe Galzerano, dei cui libri hanno parlato, tra gli altri, il Corriere della Sera e la tv nazionale, prova a raccontarmi una bella impresa, la sua, con un’oratoria che non ha confronti, ricostruendo periodi che contengono storia e giudizio, passione culturale e sincero pragmatismo. “Che cosa vuoi sapere?”, mi dice. Partiamo dall’inizio, rispondo. E lui ci sta. “Ho 59 anni e sono il primo di cinque figli di una famiglia contadina. Mio padre sbarcava il lunario alternando il lavoro nei campi con quello di operaio in una fornace di mattoni. Io ho cominciato a lavorare a 11 anni. Facevo l’acquaiolo. Sì, portavo l’acqua alle tabacchine, le donne cilentane che selezionavano le foglie di tabacco sotto il sole. Mi davano 600 lire al giorno. Fu a quell’età, negli anni sessanta, che cominciai a prendere coscienza del mio stato”. Più si racconta, Giuseppe, e più si fa interessante. Da uomo di cultura, odora, fiuta, si muove verso le radici del sentimento intatto. Si capisce subito che è passato dal lavoro manuale allo studio con identica passione. E così dall’inventiva alla voglia di affermarsi. A mano a mano che procede nel suo amarcord, emana un forte richiamo alla bontà, semplice e senza fronzoli, che spinge all’azione secondo quanto detta il cuore. Il lavoro a 11 anni – per chi non lo sapesse - ti ruba il fiato, la vita, il desiderio. Insomma, ti scassa. E allora tiè! Con le prime lire messe da parte, Giuseppe sferra un pugno in faccia al cielo: si compra una piccola macchina per scrivere, una Olivetti Lettera 22. «Cominciai a scrivere per i giornali locali e a 17 anni pubblicai il primo libro, un romanzo di fantascienza. Poi, ecco il colpo di fortuna: entrai in contatto epistolare con un libraio italo-americano che viveva in Virginia e vendeva ai connazionali libri rari e introvabili, storie di anarchici, emigranti, antifascisti, socialisti. Ne comprai alcuni per corrispondenza e scrissi al venditore lunghe lettere di commento. L’italo-americano mi prese in simpatia, capì che i libri mi piacevano, ed ecco che un bel giorno decise di mandarmi dall’America tutti quelli che aveva. Che fortuna! Con quei volumi, inesistenti in Italia, pubblicai due cataloghi di libri rari e riuscii a venderne addirittura a biblioteche delle università americane, a studiosi e persino a Denis Mack Smith, il famoso storico inglese. Così spedii all’italoamericano un po’ di soldi per testimoniargli la mia eterna gratitudine». Nel 1972 Giuseppe aveva 19 anni, un’idea in testa e le pezze al sedere. Ciò nonostante, riuscì a convincere l’editore Napoleone di Roma a ristampare tre libri rari. Il risultato? «Incredibile. Mi vidi arrivare un assegno di 100mila lire! A me che allora facevo il bracciante a 3.000 lire al giorno. Pensai che a fare l’editore si guadagnava molto. E allora che aspettavo per farlo anch’io? Dovevo trovare solo i soldi per partire. Me ne andai a lavorare da un agrario che faceva la coltivazione di fragole nella piana dell’Alento, ma ci durai poco: mi licenziò perché mi misi con gli operai che rivendicavano i loro diritti». Però non tutti i mali vengono per nuocere. Con 300mila lire ottenute dalla vertenza di lavoro con l’agrario, l’aspirante editore prese il volo. «Sì, nel 1975 stampai il mio primo libro, un lavoro su Carlo Pisacane. Di questo personaggio storico so tutto ed è diventato il mio nume tutelare. Al punto che negli anni ho raccolto tutto ciò che è stato scritto su di lui, anche in edizioni rarissime. Per farla breve, amo il suo pensiero politico e mi considero un pisacaniano». Il secondo libro su Pisacane è uscito nel dicembre scorso e porta una lunga presentazione dell’editore. «Pisacane è un rivoluzionario affascinante che resiste al tempo e viene ancora oggi letto con interesse». Finora Galzerano ha editato oltre 300 libri su personaggi e vicende storiche spesso trascurate. Laureato in Pedagogia e in Lettere, ha specializzato la sua casa editrice in storia sociale e del movimento operaio pubblicando libri sull'anarchismo, sull'emigrazione, sulle lotte popolari, sulla cultura subalterna e sulla questione meridionale. E’ diventato ricco? Lui sorride e fa: «Magari! In realtà mi mancano sempre i soldi per editare il prossimo libro». Negli ultimi tempi si è dedicato a pubblicare libri su attentatori e attentati: dall’anarchico Gaetano Bresci, autore dell’uccisione del re Umberto I, a Giovanni Passannante, il cuoco che tentò di uccidere il sovrano con un coltellino di otto soldi. «E ora sta per uscire il libro sulla vita di Paolo Lega, l’anarchico che nel 1894 attentò alla vita di Francesco Crispi». Galzerano è un autentico topo di biblioteca e archivi storici: si muove tra Roma, Napoli e Firenze scavando tra carte e fascicoli impolverati per tirar fuori la materia che gli serve. Il suo libro più caro? «Quello su Passannante, che ha avuto due edizioni, nel 1996 e nel 2004. Ne parlò anche il Corriere della Sera con un’intera pagina». E nacque la polemica sul paese di Passannante, che si chiamava Salvia e che poi prese il nome di Savoia di Lucania come atto di riparazione per aver dato i natali all’attentatore. Morì in carcere e il suo corpo venne seppellito in un cimitero toscano, mentre cranio e cervello furono esposti per anni al Museo Criminologico di Roma, e solo di recente seppelliti a Savoia. Giuseppe Galzerano è un intellettuale instancabile: oltre a numerosi saggi, è stato coautore di “America! America!”, 22.000 copie vendute, finalista al Premio Viareggio e medaglia d'oro al Premio Villa San Giovanni. Nel 2009 ha ottenuto il Premio Internazionale "Carlo Pisacane" e nel 2010 il Premio Internazionale "Grazia Deledda" per la saggistica. Ricerche, viaggi, documentazioni, scrittura, impaginazione. Tutto fatto al risparmio. Tutto partorito nell’ordinato disordine di un terraneo di Casalvelino pieno zeppo di libri che ha fatto di Galzerano un editore di nicchia di grande valore.

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